venerdì 18 aprile 2008

confessione

Lo confesso: non ho alcun problema a scrivere qui  ‘ste cose dal momento che nessuno viene qui a leggere. Questo blog è un surrogato di avan-retroguardia del niente, visto che nessuno che io conosca lo conosce.

Qui, perciò, ci si può concedere il lusso della verità, della ferocia, della libertà, dell’intimità con cui nel proprio cesso ci si sfoga con un repertorio di scoregge, scaccolamenti, correzioni estetiche e smorfie.

Te lo dico, te lo sputo addosso come se la vergogna non fosse un limite, il pudore non fosse una soglia oltrepassata la quale, tutto si perde, cambia colore, fisionomia, senso.

No, non guardo quasi più la tivù, se non qualcosa su sky - sì, di un altro padrone, come ci fosse qualcosa che non ne abbia- e in effetti sto meglio, mi sento più intelligente, reattivo, valuto con più distacco la mia infelicità, tipicamente occidentale, basata sulla insoddisfazione costante;  vuoi che si tratti di desideri spirituali - vorrei illuminarmi-, o  materiali - vorrei una bella auto e viaggiare molto-.
E poi lo sai,  faccio shiatsu per stare meglio; scrivo e talvolta leggo ciò che scrivo, cosa che mi soddisfa molto, per poco tempo però; così poco che non basta mai, che mi fa venire ancor più voglia di riempire tutti i vuoti con quei pieni, in cui sul palco ci son io, finalmente protagonista, finalmente pieno, ebbro, soddisfatto.
Leggo molto anche questo lo sai, anche se di quel che leggo mi chiedo spesso cosa rimanga, e francamente, resta soltanto una vaga sensazione di leggera ebrezza dovuta al fatto che potrò aggiungere un altro titolo alla lista. Frequento gli intelligentoni di internet affinché, non guardando la tivù, mi possa sentire informato e al centro di qualche cosa.
che poi, frequento?: cosa significa frequento? Non è vero davvero: io sono qui, a casa e loro là a casa loro, e ci conosciamo per nome, spesso finto, e si ha idea di chi sia l’altro solo quando la sua fama merita una foto in qualche articolo o risvolto di libro. Sono in forma e lavoro nel sociale, non mangio carne e pesce da quindici anni e osservo con attenzione quel che mi accade, momento per momento, come suggeriscono i mistici cui una volta credevo; prima di accettare totalmente l’aridità che mi secca occhi, bocca, pelle.
Ma seppure diligente, disciplinato,  non succede niente: non sono contento, non mi pare di essere più utile all’esistenza della razza umana, anche se sarei pronto a giurare il contrario in qualsiasi momento a chicchessia mi si pari davanti e nomini berlusconi.
Sono sempre stato di sinistra, nato in una famiglia di sinistra, con uno zio che qui a venezia veniva chiamato mao, poi convertitosi anch’egli ai ds, prima di morire per la debolezza del cuore, vivendo con sprazzi di soddisfazione che non gli son bastati a non tremare di fronte alla morte.
Sono anche stato comunista e anarchista, come tutti i giovanotti ribelli che si rispettano, per poi capire che anche quella è una trappola, una fede, una sovrastruttura mentale per mentecatti che han bisogno di stare in compagnia di loro simili disposti a ripetere slogan, a ubriiacarsi e ruttare birra, a fumare canne e talvolta a sniffare polveri assassine in cambio di momentanee assenze da quelle patetiche parole e idee.
Mai creduto in dio, mai cercato di trovarlo, sempre stato convinto che anche questa è un’illusione per chi vuol trascendere part time, magari quando sono tristi e soli,  pensano di aver diritto al risarcimento, dopo morti, per aver vissuto una vita di merda contrastandone la puzza con deodoranti e lacca.
E non riesco a votare questi soldatini mercenari illusionisti, correndo anche il pericolo di veder eletto il re degli spacciatori di oppio del popolo consumatore che paga per far circolare l’idea del circo del benessere incarnandone le virtù: se tu sei benessere, penso talvolta, che malattia e malesser mi colgano, lurido finto rappresentante di miserie 3x2.
ti puoi davvero permettere di essere quel che sei: l’alternativa è un pragmatico abisso, una programmata agonia dolorosa e grigia. Chissà che ti venga la forfora di plastica, a te. E un assaggio di vita vera, a loro.

Siamo in occidente, siamo grassi, obesi di vizi, infelici, tracotanti cialtroni dell’apparenza.
siamo destinati all’infelicità eppure sorridiamo con denti bianchissimi.
siamo la decadenza e la morte della vita.

fernando gorup de besanez, “soy echo polvo”

 

3 commenti:

s|a ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
s|a ha detto...

"dal momento che nessuno viene qui a leggere".. Attento che qualcuno potrebbe anche passare. Però si dice "estoy hecho polvo"... ;-)

cristiano prakash dorigo ha detto...

in realtà era una sorta di citazione inesistente, per burlarmi un pò dei citatori di professione. ora passo da te.
ignazio strazio